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"L'abilità nel fare deriva dal fare", diceva nel bel mezzo della Rivoluzione Industriale Ralph Waldo Emerson, figura di riferimento della cultura americana. Circa negli stessi anni, il suo contemporaneo William Morris, un pioniere del concetto di design, manifestava il suo rifiuto dell'industrializzazione e della produzione in serie e il suo amore incondizionato per la prassi e per l'artigianato.
Nei quasi 150 anni successivi i processi industriali si sono evoluti criticamente. Oggi molte delle attività che impegnano un designer, dalla progettazione di una sedia alla impaginazione di un libro, si svolgono su un'asse che parte dalla progettazione digitale per concludersi con la produzione in catena di montaggio, escludendo dal processo produttivo qualsiasi intervento manuale.
Esiste però tuttora una nicchia di progettisti tenaci che, pur avendo sostituito al torchio di Morris la fotocopiatrice del loro studio, continuano a lavorare con lo stesso spirito del loro maestro: riscoprire la manualità, sperimentare tecniche inconsuete, ricercare nuovi materiali per dare vita, sensibilità e unicità ai loro prodotti.
Sono giovani designer-artigiani a cui abbiamo chiesto di esporre nella nostra galleria una serie di oggetti fatti con le proprie mani. Il risultato è un temporary shop che mette in mostra (e in vendita) una fantasmagoria di sedie, libri, scarpe, coltelli, biciclette, pantaloni a bretelle e altre cose eccezionali. Skill to do comes of doing è una collezione inimitabile di pezzi di design e un elogio entusiasmato al culto del fare.
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